Pagina dedicata all’analisi, al commento, ai saggi critici delle opere di Primo Levi, il centauro.
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«Io credo proprio che il mio destino profondo (il mio pianeta, direbbe don Abbondio) sia l’ibridismo, la spaccatura».
L’opera di Primo Levi: centauro per pluralità di temi e di scritture. Autobiografia, romanzo, poesia lirica, racconto breve. I modi del realismo, del fantastico, della fantascienza, del giallo.
Sempre, una forte e problematica vocazione morale.
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Perché associare il Giorno della memoria e Primo Levi? Primo Levi è molto altro.
Ma come dimenticare, noi che leggiamo in italiano, il testimone Primo Levi? È lui a raccontare il 27 gennaio 1945 in Auschwitz.
«Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo.
Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati ad uno strano imbarazzo Leggi di più
sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi. (…) Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa».
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