Nel mezzo del cammin

Nel mezzo del cammin. Schedare un racconto in versi. Dante si smarrisce in una selva al momento dell’equinozio primaverile. Vi trascorre una notte vagabondando; all’alba giunge finalmente ai piedi di un colle illuminato dal sole, vorrebbe raggiungere la sommità, ma tre fiere glielo impediscono, ricacciandolo nella selva selvaggia. A un tratto, un’ombra compare.

È il celebre inizio della storia narrata nella Commedia.

Nel mezzo del cammin

Schedatura tratta dal saggio di F.Cremascoli, Dante. Percorso di scrittura. Per tornare alla pagina Scrivere su Dante

Nel mezzo del cammin: narrare in versi

La Commedia è un poema che narra una storia di viaggio, il viaggio di un uomo che in età ormai matura – nel mezzo del cammin – si smarrisce nei propri errori e si mette in cammino alla ricerca della propria salvezza per un sentiero eccezionale, che attraversa il mondo dei morti.

La Commedia è dunque un racconto e quindi il lettore sa che la storia ha un suo tempo: nella Commedia è possibile stabilire quando avviene questo viaggio, cioè in che anno, in quali giorni. Il lettore sa anche che nel racconto si può essere veloci e si può essere più lenti. Il racconto della selva selvaggia e della notte è ellittico, mente si fa esteso quando compaiono i personaggi, cioè le tre bestie feroci e poi Virgilio.

La Commedia racconta una storia, ma non è un romanzo. È un poema, perché il racconto è in versi.

Un racconto in versi è un testo complesso perché presenta le proprietà di una narrazione insieme alle peculiarità del discorso poetico.Nel racconto di Dante – Nel mezzo del cammin – sui pilastri della storia (i tempi, i luoghi, i personaggi, il narratore) incidono le strutture proprie del discorso poetico,  che evidenziano e sottolineano i temi del racconto stesso e non di rado  svolgono a margine del racconto un tema che è loro proprio.

La parafrasi non ci basta, per capire bene ciò che leggiamo in questo poema. Se poi siamo studenti e sulla Commedia su un canto, su un episodio siamo chiamati a scrivere un commento abbiamo bisogno di costruirci un’info più dettagliata di quella che ci fornisce una parafrasi. Abbiamo bisogno di schedare il canto o l’episodio.

Schedatura. Narrazione e poesia

Ecco un esempio di schedatura, realizzato sul primo canto della Commedia. Nel mezzo del cammin. Si analizzano  le strutture narrative e di volta in volta, si osserva il ruolo del discorso poetico nell’evidenziare il tema che la narrazione conduce, o nel costruire accanto al tema della narrazione un altro tema suo proprio. La scheda è aperta: è lasciato cioè uno spazio di “Note generali”, in cui aggiungere rimandi ad altri luoghi del poema o di altre opere dove si sono notate connessioni col testo schedato.


Nel mezzo del cammin. Inf I
Caratterizzazione dei personaggi 

  • La lonza: leggera, veloce, maculata, cioè dipinta, ostile (V.32,33, 42). Tre versi.
  • Il leone: superbo e rabbioso per fame, feroce. (v.45,47, 48). Tre versi in tutto.
  • La lupa: bramosa e magra; causa nel mondo d’infelicità e di conflitto; oppressiva, si muove lenta, ma inesorabile  (v.49, 50, 51, 52, 59,60).
  • Il veltro: non è propriamente un personaggio della storia, è evocato da Virgilio nel suo discorso come il vendicatore che punirà la lupa: Egli si definisce in modo antitetico alla lupa: non ha brame materiali, ma ama la sapienza, l’amore e la virtù (v. 104). La sua nazione è espressa in un verso di difficile interpretazione (v.105) ; è associato al sacrificio alla maggior gloria dell’Italia umile degli eroi latini dell’Eneide, che morirono per spianare la strada ad Enea ed alla sua alta missione: la vita della stirpe che fonderà Roma
  • Virgilio: nulla è raccontato del suo aspetto fisico, la sua prima caratteristica è che compare nel gran «diserto» e che «per lungo silenzio parea fioco» (v.63). Virgilio non parla per primo. Dunque perché «fioco»?, questo aggettivo significa di voce debole, tenue. Ma Dante non lo ha ancora udito, lo vede soltanto. Virgilio parla solo dopo che Dante gli ha chiesto aiuto («miserere di me». Le parole di Virgilio sono molto elaborate ed eleganti (vv.67/78), in cui compendia la propria biografia. Dice che è ormai un’anima trapassata («non omo, omo già fui»); dice della sua patria («li parenti miei furon lombardi / mantoani per patria ambedui»); dice l’epoca della sua vita terrena («Nacqui sub Iulio» e più oltre «sotto l’buono Augusto»); dice il luogo in cui si svolse la sua vita («vissi a Roma»), dice quel che fu («Poeta fui, e cantai di quel giusto / figliuol d’Anchise che venne di Troia / poi che ‘l superbo Ilion fu combusto»); si rammarica di essere morto prima di essere raggiunto dalla parola di Cristo («al tempo de li dei falsi e bugiardi»). L’opera che menziona è l’Eneide, il viaggio del «giusto figliuol d’Anchise» da Troia superba, distrutta dalle fiamme, all’«umile Italia». Da notare la contrapposizione proprio tra superbia e umiltà. Proprio il viaggio è passaggio dall’una all’altra condizione. L’«umile Italia» è ciò per cui combattono Camilla e Eurialo e Niso, giovani personaggi dell’Eneide. Virgilio spiega a Dante come sarà il loro viaggio nell’oltretomba, e gli preannuncia un’altra guida, perché non potrà spiegargli l’ordinamento del paradiso
  • Dante: il protagonista racconta la storia in prima persona. Attenzione a non confondere il personaggio con la figura storica di Dante Alighieri.  Dante aggiunge molto alla caratterizzazione di Virgilio, parlando anche implicitamente di se stesso, della propria attività letteraria e del modello che l’ha ispirata: egli indica Virgilio come proprio maestro di pensiero e di stile, lungamente studiato e grandemente amato.

Personaggi e discorso poetico

  • Lonza, le parole rima che compaiono a proposito della prima fiera fanno registrare una ricercatezza: una rima equivoca «volto/volto» dei vv.34 e 36. Sottolineano lo spavento e lo scoramento del protagonista di fronte alla lonza.
  • Lo spavento generato dal leone si concretizza nel vocabolo stesso, che è parola rima, («cagione/stagione/leone»), ultima della serie di tre. 
  • La bramosia che caratterizza la lupa: è in «brame»  parola rima che si connette con «grame» (v.51) e con «fame» (v.47). 
  • un raro enjambement (v.101/102), proprio sul termine «veltro/verrà» e «veltro» è anche parola rima («veltro/peltro/feltro».
  • Ogni frase di Virgilio occupa un’intera terzina. Ed è un discorso assai elaborato retoricamente:
    • ci sono rime grammaticali –> vv.67/69
    • ci sono latinismi nel lessico –> v.70 e v. 75
    • c’è una spezzatura (enjambement) –> vv.73/74
    • c’è un chiasmo –> v.65
    • ci sono degli iperbati –>v.69, v.73
  • Anche il discorso di Dante è molto elaborato.:
    • si apre con un’interrogativa retorica –> vv. 79/80
    • prosegue con un’apostrofe e una frase esortativa –> vv.82/84
    • c’è un’anafora –> v. 85 e v.86
    • ci sono figure come l’assonanza e la paronomasia –> v.80
    • il vocabolo “onore” è ripetuto due volte in pochi versi (v.82 e v.87) e fonicamente si connette ad alcune parole rima: “amore” (v.83) e “autore” (v.85).
  • Perché tanta accurata eleganza? L’elaborazione retorica dice la grandezza di Virgilio come poeta e la volontà di Dante di emularlo.

Caratterizzazione di luogo

  • La selva:  è il luogo di questo primo canto: è un luogo spaventoso, perché oscuro, aspro, selvaggio, deserto. In essa si smarrisce la “diritta ” via (v.3).
  • Il colle: il luogo che il protagonista vorrebbe raggiungere, ma ne è impedito. È un’altura illuminata dal sole, che indica invece la via giusta, identificata con lo stesso aggettivo “diritto” (v.18). Il colle è anche «dilettoso monte», principio e causa di ogni gioia (vv.77/78)

Luoghi e discorso poetico

Il terrore che la selva incute è espresso in modo forte: gli aggettivi che si riferiscono alla selva sono parole rima (v2 e v.4). La selva è «gran diserto»: parola rima

Note generali

Altri canti (letti). 

  • Inf, II, il viaggio di Enea agli inferi, la paura di Dante, ingiustificata dato che tre donne benedette si sono mosse per salvarlo inviandogli Virgilio.
  • Inf IV, gli spiriti magni e Virgilio

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