Se nessuno di quegli spoiler vi ha danneggiato vi spiego cosa si prova a riceverne uno – e intanto state attenti a beccarmi in giro, perché mi porto sempre appresso le mie pistole cariche di colpi di scena di film, libri e serie tv. Ricevere uno spoiler è come tornare bambino in spiaggia, a compattare sabbia nel secchiello insieme a papà, sotto al sole cocente, fare le torri, con gocce di sabbia che formano merli perfetti, e poi, quando il castello è quasi finito, un’onda arriva e se lo mangia. Lacrime inconsolabili, tempo sprecato e rabbia, tantissima rabbia che brucia dentro, e vorresti prendere a calci quell’onda, se solo non si fosse già ritirata portandosi appresso torri e mura.

Spoiler viene dal verbo inglese to spoil, rovinare. Ma si rovina davvero qualcosa? Certo, magari il regista e lo scrittore che hanno lavorato per mesi, anni, alla costruzione del colpo di scena perfetto un po’ si innervosirebbero, ma di fatto, cosa cambia? Se una scena viene spoilerata è una conferma della sua buona riuscita, tutto di guadagnato. Cosa me ne frega di sapere prima che Palla di Lardo in Full Metal Jacket si suicida? Non è quello il punto, è  la costruzione del personaggio, e quella maledetta fotografia di lui in maglietta e mutande abbandonato sul cesso, in un angolo dell’inquadratura, coi piedi sporchi e le infradito gialle, con la prima luce che entra dalla finestra. Quella non è una cosa che cambia. La luce è bella, non diventa meno bella se tu mi dici che è bella, no? Ok, così forse è uno scioglilingua, ma il senso è quello.

Comunque molti sono particolarmente suscettibili allo spoiler, come chi è allergico alle noccioline o alle fave e non può entrare in un supermercato. Questi sensibili si sottraggono alle conversazioni, si indignano nei commenti se qualche recensore – poverino – ha anche solo fatto intuire qualcosa sul giro di trama con un accenno di smorfia.  Sono fanatici del “godersi l’esperienza completa”, un vero dono dell’economia capitalista che non fa concerti, spettacoli, serie o film, bensì esperienze. Noi spoileratori però siamo ovunque, e i social, a ridosso dell’uscita di un film, diventano un campo minato, tra leak, post, commenti e messaggi. Esistono delle applicazioni apposta per prevenire, ma c’è da fidarsi? La precauzione non è mai abbastanza. Allora disinstallare i social e guardare il telefono il meno possibile (che di questi tempi è così difficile e sano allo stesso tempo) sono le soluzioni più sicure. Ma nulla eliminerà mai quell’amico che incontri al bar, che si avvicina a te, e con un sorriso malefico scavato sulle guance, ti dice: «Iron Man muore». E allora il tavolino gli vola in faccia.

Bellezza, dunque, è quella la radice. Alla fine uno spoileratore è solo uno che non riesce a tenere la bellezza tutta per sé e se la fa addosso, spoilerando tutto – almeno, questo è il mio motivo, chi lo fa per il mero gusto di nuocere merita il rogo. Magari mi sto solo giustificando, probabilmente è così, e questo articolo servirà solo a me per espiare le mie colpe, ma intanto quando Sam, il cane di Io sono leggenda, muore, piango ogni volta come la prima.